Assegno divorzile una tantum?
Quando un ex coniuge riceve il contributo economico in un’unica soluzione, non può avanzare ulteriori richieste in futuro. In questo articolo approfondiremo i vantaggi e gli svantaggi dell’assegno divorzile versato in una sola volta, esaminando gli aspetti legali connessi a questa importante decisione finanziaria.
Preoccupazioni economiche dopo il divorzio
Dopo una relazione di 15 anni, hai deciso di separarti dal tuo coniuge. Durante questo lungo periodo avete vissuto alti e bassi, ma ora è giunto il momento di chiudere questo capitolo.
La preoccupazione principale riguarda la tua situazione economica: non hai un lavoro stabile e non sai come far fronte alle spese quotidiane.
In questi casi, potresti avere diritto a richiedere un assegno divorzile, un contributo economico volto a sostenere l’ex coniuge in difficoltà.
Esploreremo ora i dettagli legali e le implicazioni del ricevere tale assegno in una sola soluzione.
L’assegno divorzile può essere erogato in un’unica soluzione?
La normativa italiana, nello specifico l’art. 5 della Legge sul Divorzio (L. 898/1970), prevede che, al momento della pronuncia del divorzio, il giudice possa disporre un assegno a favore dell’ex coniuge economicamente più debole.
Tale assegno può essere corrisposto in due modalità: periodicamente oppure in una sola volta (una tantum).
La scelta di un versamento in un’unica soluzione implica delle conseguenze rilevanti: sebbene l’importo stabilito non possa essere successivamente modificato o revocato, questo esclude qualsiasi ulteriore richiesta economica futura.
In altre parole, l’ex coniuge che accetta la soluzione una tantum rinuncia a qualsiasi ulteriore pretesa patrimoniale, inclusi diritti come il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e la pensione di reversibilità in caso di decesso dell’ex coniuge.
Quando si ha diritto all’assegno divorzile?
Secondo la normativa vigente, l’assegno divorzile spetta all’ex coniuge che si trova in condizioni di non autosufficienza economica e che non è in grado di provvedere autonomamente al proprio mantenimento.
Tuttavia, l’assegno non viene concesso automaticamente, ma solo se sussistono determinati requisiti legali valutati dal giudice. Tra i principali fattori presi in considerazione ci sono:
- La durata del matrimonio, che può influire sull’ammontare dell’assegno.
- Le ragioni del divorzio, come l’addebito per colpa o altre responsabilità specifiche.
- L’impossibilità per il coniuge richiedente di mantenersi da solo per ragioni oggettive, come disoccupazione o malattia.
- I redditi e il patrimonio di entrambi i coniugi.
- Il contributo personale ed economico dato da ciascun coniuge durante il matrimonio, ad esempio se uno dei coniugi ha rinunciato alla propria carriera per occuparsi della famiglia.
Un esempio concreto può aiutare a chiarire meglio questo concetto:
Tizio e Caia sono sposati da 20 anni. Lui è un impiegato di banca, mentre lei ha rinunciato alla propria carriera per crescere i figli. Dopo il divorzio, Caia, essendo disoccupata, ottiene dal giudice un assegno di 800 euro al mese per il suo mantenimento.
Come emerge da questo esempio, l’assegno divorzile ha una funzione sia assistenziale che perequativa, bilanciando le differenze economiche tra i due ex coniugi e permettendo a quello economicamente più debole di mantenere un tenore di vita adeguato.
La Corte di Cassazione ha più volte ribadito questi principi, evidenziando come l’assegno divorzile debba garantire un’equità tra i coniugi post-divorzio (Cass. Civ. Sez. I, Sent. n. 11504/2017).
Come si calcola l’assegno divorzile?
Non esiste una formula standard per il calcolo dell’assegno divorzile, poiché il giudice valuta ogni caso individualmente.
Tuttavia, l’art. 5 della Legge sul Divorzio fornisce alcune linee guida specifiche. I fattori determinanti includono:
- Durata del matrimonio: più lungo è stato il matrimonio, maggiore sarà probabilmente l’assegno.
- Le condizioni economiche di entrambe le parti al momento del divorzio.
- Le capacità lavorative e il potenziale reddito del coniuge richiedente.
- Eventuali sacrifici fatti da uno dei coniugi, come la rinuncia alla carriera per la famiglia.
Un caso giurisprudenziale significativo su questo tema è rappresentato dalla sentenza della Cassazione Civile n. 18287/2018, che ha evidenziato l’importanza di considerare non solo la necessità di assistenza economica, ma anche il contributo offerto durante il matrimonio.
Assegno divorzile: può essere revocato?
Le condizioni economiche stabilite in sede di divorzio possono subire modifiche o revoche qualora ci siano variazioni significative nella situazione patrimoniale dei coniugi.
La legge prevede che l’assegno divorzile possa essere modificato in caso di miglioramento o peggioramento delle condizioni economiche di uno dei due ex coniugi.
Ad esempio, se l’ex coniuge beneficiario dell’assegno riceve un’importante eredità o inizia un’attività lavorativa redditizia, l’ex coniuge che versa l’assegno può chiedere una revisione o addirittura la revoca dello stesso, rivolgendosi al tribunale competente.
Questa richiesta può essere accolta se le nuove circostanze rendono non più giustificabile il contributo economico.
Oltre a questo, l’assegno viene automaticamente revocato in caso di:
- Morte di uno dei coniugi
- Nuovo matrimonio dell’ex coniuge beneficiario
Assegno divorzile una tantum: conviene davvero?
La corresponsione dell’assegno divorzile in un’unica soluzione (una tantum) presenta certamente alcuni vantaggi.
Il beneficiario riceve l’intero importo in un’unica volta, eliminando il rischio di ritardi nei pagamenti e rendendo non necessarie le procedure legali per il recupero delle somme dovute.
Inoltre, l’importo non può essere diminuito o revocato, garantendo stabilità finanziaria immediata.
Tuttavia, esistono anche svantaggi da considerare. La corresponsione una tantum, infatti, preclude qualsiasi ulteriore richiesta economica futura, anche nel caso in cui le condizioni del beneficiario dovessero peggiorare drasticamente.
Inoltre, chi opta per questa soluzione non ha più diritto alla pensione di reversibilità né alla quota del TFR dell’ex coniuge.
Quindi, prima di accettare questa opzione, è consigliabile valutare attentamente tutti i pro e contro e, se necessario, consultare un avvocato specializzato in diritto di famiglia per un parere legale personalizzato.
Conclusioni
La decisione di ricevere l’assegno divorzile in un’unica soluzione è una scelta che può portare sia vantaggi che svantaggi.
Prima di prendere una decisione definitiva, è fondamentale valutare attentamente tutte le implicazioni legali e finanziarie, considerando anche il potenziale impatto a lungo termine.
Un’assistenza legale professionale può aiutarti a fare una scelta più consapevole e in linea con i tuoi interessi.